LA FIERA LETTERARIA (prima serie) |
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1925-1928
«Uscirà il 12 del prossimo Dicembre in Milano un nuovo giornale
settimanale di lettere, scienze ed arti intitolato La Fiera letteraria".
Sarà un giornale del formato normale di un quotidiano, in sei o
otto pagine illustrate, stampato in rotativa, sul tipo dei giornali letterari
che hanno attualmente così largo successo in Francia come Candide
e Les nouvelles litteraires [
]. La Fiera letteraria"
non sarà lesponente di un piccolo gruppo di scrittori ma
un giornale destinato a un vasto pubblico, redatto con criteri giornalistici,
largamente informativo, e rispecchierà nel modi più completo
il movimento letterario, scientifico ed artistico italiano e straniero
[
]». Come si legge in
Esistere nel tempo, il noto editoriale di apertura, (non firmato
ma composto dal direttore Fracchia), il desiderio è quello di proporre
un giornale completo e scrupoloso nellesattezza delle notizie e
dellinformazione, pur tenendo vivo il culto delle cose belle: per
ottenere questo Fracchia cercò di riunire tutte le forze letterarie
di qualsiasi tendenza o età. La «Fiera» doveva diventare
un giornale letterario «simile ad ogni altro giornale», e
nello stesso tempo lontano dalla tradizione del giornalismo letterario
italiano con i suoi fogli di tendenza e di polemica; lelzeviro doveva
alternasi alla notizia, la critica e la saggistica alla narrativa e ai
versi, il panorama informativo al dibattito delle idee. Nei tre numeri pubblicati lungo lo scorcio del 1925 compaiono, distribuiti in sei pagine, articoli dedicati ad autori e opere di letteratura, pezzi di cronaca sugli avvenimenti del mondo letterario, rubriche e molte recensioni, ma soprattutto comincia la pubblicazione a puntate che si concluderà con il n. 24 del 13 giugno 1926 di Uno nessuno centomila di Luigi Pirandello, preceduta dalla prefazione di Stefano Pirandello allopera del padre. Concluso il romanzo pirandelliano, laltra opera pubblicata a puntate sarà Cinelandia di Ramòn Gomez de la Serna, nella sua prima traduzione in italiano. Durante il suo secondo anno di attività, naturalmente sono moltissime
le questioni affrontate nelle dense pagine del periodico. Lo spazio principale
è dedicato alla letteratura italiana, ma non manca la considerazione
delle letterature straniere con gli articoli occasionali, la rubrica Rivista
delle riviste straniere (che fornisce uninteressante panoramica
sulla produzione periodica europea) e la sezione dei libri stranieri tradotti
curata da Giovan Battista Angioletti. Da luglio del 1926 la quinta pagina del settimanale ospiterà,
una volta al mese, articoli, note e brevi saggi di scrittori stranieri,
oltre a numerosi testi narrativi tradotti. Qualche piccola novità si annuncia sul numero del 27 giugno 1926: «Col prossimo numero la Fiera letteraria uscirà normalmente in 8 pagine: saremo in grado di offrire ai nostri lettori un giornale più vario, più ricco di notizie e informazioni, fornito di nuove importanti rubriche, più completo e più armonioso nelle sue parti [ ]. Così noi crediamo di corrispondere nel migliore dei modi alla grande fiducia e simpatia del larghissimo pubblico che ci segue e che, fatto nuovo negli annali del giornalismo letterario italiano, ha consentito in pochi mesi al nostro giornale di raggiungere le 15.000 copie di tiratura. Nello stesso tempo crediamo di rendere di fatto meno sensibile laumento di prezzo che il nostro giornale deve necessariamente subire per le stesse ragioni di esigenze economiche che ha determinato laumento di prezzo (20%) dei giornali quotidiani. Dal prossimo numero il prezzo di vendita della Fiera Letteraria sarà portato da 50 a 80 centesimi». Dopo aver constatato che in Italia erano molto rari gli studi di biografia
letteraria e le ricerche relative alla vita e alle opere degli scrittori
scomparsi, gli archivi storici restavano inesplorati e in molte biblioteche
non esistvae nemmeno un catalogo completo dei manoscritti, la «Fiera
Letteraria» bandisce fra i suoi lettori il primo concorso a premio
per un saggio bibliografico letterario, contenente documenti inediti relativi
a uno scrittore italiano vissuto tra il 1800 e il 1925. In aggiunta alle già numerose rubriche, nel luglio del 26 viene annunciato un nuovo notiziario scientifico, Specola delle scienze, accanto a unintera pagina dedicata alla scienza e alla letteratura scientifica. Questa pagina si rinnoverà una volta al mese, conterrà contributi dei più illustri scrittori della scienza, sia italiani che stranieri, e rivelerà ai lettori un mondo di studi, di indagini e di scoperte quasi completamente ignorato: «e sarà compilata in modo che, pur osservando la più rigorosa ortodossia e precisione, essa sia accessibile e riesca piacevole anche al lettore comune, del tutto digiuno di studi scientifici». Durante i primi anni, le pagine della «Fiera» furono campo
di numerose polemiche: la prima di esse e forse la più significativa
è quella dedicata alla critica letteraria, suscitata dal confronto
tra due modi di intendere il lavoro critico: la critica cosiddetta accademica
volta allo studio dei classici, e la critica militante che privilegia
la letteratura contemporanea. Dalla constatazione dello scarso legame del pubblico con i libri, di cui si fecero portavoce Vallardi, allora presidente dellAssociazione Editori e Librai Italiani, Vallecchi e Fracchia, nacque lidea di istituire una Giornata del Libro - patrocinata dal Ministero della Pubblica Istruzione e svolta sotto gli auspici del Governo - a favore della quale la rivista profuse molto impegno: «Italiani, i libri che si pubblicano oggi in Italia non sono inferiori a quelli di qualsiasi altra nazione. Abbiamo anche noi scrittori eccellenti e stampatori egregi. Una nuova letteratura, degna della nuova storia, è in cammino. Ma voi leggete meno di qualsiasi altro grande popolo e non avete ancora creato al libro italiano una popolarità nazionale. Bisogna dunque che voi acquistiate coscienza dei vostri dovere intellettuali verso voi medesimi e verso il vostro Paese. Poesia, arte scienza, coltura sono le armi dellintelligenza, indispensabili quanto le altre ad una grande politica. Il mondo si conquista anche con le idee e con le opere di spirito. Italiani, imparate a scegliere il libro che fa per voi, frequentate quotidianamente una libreria, formatevi una piccola biblioteca, abbonatevi a un giornale letterario o a una rivista di coltura, dedicate alle buone letture i vostri momenti di ozio e di riposo, e ai libri le vostre economie. Prendendo con voi stessi questo impegno, celebrerete nel modo più degno la prima Festa Nazionale del Libro» (n. 19, maggio 1927). Molte altre questioni di rilievo hanno attraversato le pagine della «Fiera»: listituzione dellAccademia dItalia, il varo del progetto editoriale dellEnciclopedia italiana, lapprovazione della legge sul diritto dautore, la nascita del Teatro di Stato, linchiesta sulla nuova generazione. Ampio spazio è stato inoltre dedicato, tra gli altri, alla scrittrice Grazia Deledda, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1927, alla morte di Italo Svevo (avvenuta un anno più tardi), lo scrittore triestino che «per merito di Montale, il quale ne scrisse sulle riviste LEsame e Il Quindicinale, ebbe in Italia il primo e legittimo riconoscimento». Interessanti le Pagine di guerra di scrittori italiani, apparse sul fascicolo 46 del 1928; lintento non era quello di presentare unantologia di scrittori combattenti, ma piuttosto scorgere i segni di un mutamento intimo di stile e di spirito tra le narrazioni e le liriche impressioniste scritte al tempo della guerra e le prose più vigilate, ma forse più leggere e distese dei ricordi successivi: «Qualche poesia di quegli anni passati parranno voci strappate ad anime inquiete, ma già presaghe di quella serenità oggettiva, di quella pacatezza interiore che sono il segno più sicuro della nostra epoca letteraria [ ]. Aver vissuta la guerra e non lasciarsi vincere dalla tentazione dellenfasi o della contumelia, questo è un esempio di probità letteraria che rivela tutto un nuovo stile e una possibilità complessiva di vera arte». È già stato fatto qualche accenno ad alcune rubriche fisse
che si ritrovano, di settimana in settimana, sul giornale di Fracchia;
forse è utile ricordarne altre che meglio contribuiscono a delineare
la variegata fisionomia della «Fiera letteraria». Accanto ai numerosi articoli e ai racconti degli scrittori divenuti poi i protagonisti della vicenda letteraria novecentesca (da Alvaro a Vittorini, da Gadda a Savinio, da Bonsanti a Repaci, da Bacchelli alla Manzini) non vanno dimenticate le numerose illustrazioni che arricchiscono le pagine del settimanale, quasi sempre ad opera del pittore e incisore marchigiano Anselmo Bucci e della veloce matita di Mario Vellani Marchi, il disegnatore «per così dire, ufficiale, chera anche lamabile e arguto caricaturista degli scrittori vecchi o giovani». Con la nomina, nel gennaio del 1927, di Curzio Malaparte redattore capo e poi direttore ad interim per la direzione della redazione romana della rivista, il periodico comincia lentamente a cambiare e ad avvicinarsi al Fascismo: ciò è evidente nellaccentuazione politica delle tematiche affrontate dagli articoli sulla costituzione di una disciplina intellettuale fascista alla discussione intorno alla corporazione delle arti , nel tono quasi di propaganda con cui vengono rese note le iniziative culturali del regime. Nel 1929 la scomparsa della vecchia testata sostituita dal titolo LItalia
letteraria è un segno inequivocabile della fascistizzazione della
rivista.
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