LA VRAIE ITALIE


1919-1920



Scheda, indici e immagini a cura di FRANCESCA DIBONA

La rivista «La Vraie Italie» nasce a Firenze nel 1919. Secondo il progetto iniziale la frequenza doveva essere mensile, viene invece pubblicata solamente dal febbraio 1919 al maggio 1920, con un'interruzione tra il mese di novembre 1919 e l'aprile dell'anno successivo. I fascicoli sono composti da 32 colonne con testata di colore rosso in cui, oltre al titolo, compare l'indicazione "Organe de liaison intellectuelle entre l'Italie et les autres Pays". La direzione e l'amministrazione della rivista sono ubicate in via Ricasoli 8 a Firenze; la società delle Messaggerie Italiane di Bologna è incaricata della distribuzione nelle librerie. L'abbonamento alla rivista costa sei franchi francesi, mentre il prezzo di ciascun numero è di sessanta centesimi per tutti i Paesi.
Il formato della rivista è "in-folio" (cm 39 per cm 28) e le pagine complessive sono 159, ognuna delle quali suddivisa in due colonne.
L'intento del direttore Giovanni Papini è quello di fondare una rivista che si rivolga a un pubblico internazionale con lo scopo di far conoscere al mondo intero la vera immagine dell'Italia nella sua dimensione politica, sociale, economica e culturale. Il programma redazionale è descritto nell'articolo iniziale, Déclarations: «La Vraie Italie» è un giornale indipendente, non riceve contributi da alcun Governo o Partito, il suo compito è quello di far conoscere l'Italia all'estero; per questo motivo sarà scritta in francese, lingua che permette una forza di penetrazione maggiore.
Il periodico ospiterà interventi di argomento politico, filosofico ed economico, panoramiche dell'attività editoriale nazionale, analisi dei fenomeni culturali e sociali del momento. Per ciascun anno si avrà quindi una sorta di Guida Intellettuale Italiana.
L'insieme degli articoli non firmati, presenti soprattutto nel primo periodo di vita del periodico, sono da attribuire a Papini e ad Ardengo Soffici, autore quest'ultimo soprattutto degli interventi più accesi dal punto di vista di una intransigente difesa della tradizione culturale italiana.
Gli altri collaboratori sono amici o corrispondenti da tempo dei due redattori principali, da Pareto a Savinio, da Allodoli a Franci, da Pitollet a Guiton.
Accanto agli sforzi redazionali, altrettanto impegno viene profuso per garantire la diffusione della testata che l'editore Vallecchi stampava in modo egregio, ma non era certo in grado di diffondere in modo ugualmente esemplare. Tuttavia, nonostante gli appelli agli amici e gli inviti ad abbonarsi al periodico, le difficoltà economiche e il venir meno negli stessi redattori di quegli interessi e pulsioni che erano all'origine del discorso politico e culturale, portano all'inevitabile chiusura della rivista. L'ultimo numero risale al maggio 1920 e, uscendo con un ritardo di sei mesi, congloba i numeri dieci, undici e dodici.
Sergio Zoppi, nell'introduzione al volume "La Vraie Italie" di G. Papini, a cura di Stefania De Carlis (Roma, Bulzoni, 1988), afferma che la rivista fu «uno degli indicatori di una stagione culturale dai contorni ancora non del tutto definiti, e di un gruppo di intellettuali ai quali spesso si attribuiscono più responsabilità di quante effettivamente ebbero sulle svolte che la storia impose alla società degli anni Venti. Restano questi testi a documento delle loro intenzioni e delle azioni. Come tali vanno letti».