LA RUOTA DENTATA

Arte militante
Documentare tendenze generazionali con iniziative editoriali, riviste e movimenti "giovanili".

A cura di Achille Castaldo e Carmen Van den Bergh

Con il sostegno del gruppo di ricerca MDRN (KU Leuven)

 

 

Il primo (e unico) numero de "La Ruota Dentata. Rivista Imaginista" rappresenta l'organo ufficiale, e segna il debutto,1 nel febbraio del 1927, del Movimento Immaginista, un movimento artistico che tentò di raccogliere tutti gli altri movimenti d'avanguardia intorno a una pratica anti-borghese militante.2 Proprio come molti altri movimenti giovanili, l'iniziativa editoriale morì sul nascere, così come breve vita ebbe questa nuova avanguardia. I motivi del fallimento sono molteplici, ma tutti ruotano attorno ad un problema fondamentale, ovvero la possibilità dell'arte di avere un ruolo politico nella società di massa. Nel caso degli immaginisti, tale problematica risulta ancora più drammatica, dal momento che il confronto con la dimensione totalitaria della contemporaneità avviene all'ombra del regime fascista.
Nonostante il termine "immaginismo" possa richiamare l'omonima tendenza artistica russa, o l'imagism di Ezra Pound, il nuovo gruppo romano era stato concepito in piena autonomia, come un tentativo di aggregare tutti gli altri movimenti d'avanguardia attorno ad una prassi di militanza antiborghese, la cui idea chiave è la scomposizione caotica della dimensione mortificante della realtà quotidiana, cui deve far seguito la ricomposizione di un nuovo ordine libero da costrizioni economiche e ipocrisie morali. Risulta evidente la derivazione freudiana del doppio movimento costituito da distruttività liberatoria e ricostruzione su nuove basi di una dimensione esistenziale più autentica. Quest'opposizione è simbolizzata dal logo delle due ruote dentate intrecciate, caratteristico per il Movimento Immaginista.

I protagonisti del movimento furono Paolo Flores, Dino Terra,3 Vinicio Paladini4 e Umberto Barbaro,5 che già avevano condiviso una precedente esperienza presso la rivista "La Bilancia". Gli ultimi due spesso si trovarono a lavorare insieme a causa di un loro comune interesse per i problemi politici ed estetici della letteratura e del cinema, un interesse che andava oltre le pagine de "La Ruota Dentata".
Nel primo numero della rivista, Umberto Barbaro (membro fondatore del gruppo immaginista, nonché studioso di estetica, esperto di cinema e autore di romanzi e racconti sperimentali) scrive un articolo programmatico Una nuova estetica per un'arte nuova, dove prova a tracciare i contorni di una dialettica tra fantasia e immaginazione, intese rispettivamente come i momenti della disgregazione espressionista e della ricomposizione costruttivista, politicamente indirizzata verso la liberazione da ogni forma di oppressione. Secondo Barbaro la prima fase di ogni opera d'arte doveva contenere una netta scissione con la realtà e sovvertirla caoticamente, affinché si creasse una grande varietà di possibilità per l'utilizzo di frammenti ready-made, come fotomontaggi, immagini, slogan e cartelli pubblicitari con particolare tipografia, ecc. Le idee del movimento sono state diffuse attraverso gli scritti creativi e programmatici, anche se questo non ha comportato lo sviluppo di un movimento letterario ben definito in quanto tale.
In fin dei conti fu però il meno incline alla scrittura tra i giovani del gruppo, l'architetto e designer Vinicio Paladini, a produrre il lavoro probabilmente "più vicino alla poetica del immaginismo"6 : con il Labirinto concepì infatti uno spettacolo atipico, che funse sia da manifesto che da esperimento, come un montaggio di nuovi ingredienti. In questo modo volle impregnare il teatro con l'idea di disgregazione, così come aveva cercato di fare con i suoi collage e montaggi.7

Riviste giovanili come "La Ruota Dentata" hanno un doppio legame con la nozione di 'documento'. Da un lato, il foglio in termini di contenuto è un ibrido vero e proprio, costruito con l'inserimento di "documenti" come titoli, immagini, fotomontaggi e raccogliendo contributi di vari tipi, di vari autori. D'altra parte, la rivista di per sé diventa un documento importante; fu chiamata a testimoniare movimenti "underground" come quello dell'immaginismo, realizzati da giovani e per giovani, che mirarono a rompere con il passato e che vollero creare qualcosa di impetuosamente autentico.



1. Ovvero, il debutto o il 'lancio' ufficiale fu nel '27, ma già nel 1924 Paladini concepì il termine 'immaginismo'. Fu il primo a parlare di immaginismo come modo per uscire dalla realtà opprimente. In queste posizioni estetiche è possibile leggere il passaggio da una forma di antifascismo ad un tipo di contestazione politica teoricamente sublimata, che risulta essere la chiave per capire l'intero movimento dell'immaginismo.
2. In copertina al primo numero della rivista, troviamo questo slogan capitalizzato, incitando artisti di varie scuole ad aderire alla causa per l'immaginismo "Futuristi, suprematisti, cubisti, espressionisti, surrealisti, costruttivisti, realisti, avanguardisti, tutti con il movimento immaginista!"
3. Dino Terra, pseudonimo di Armando Simonetti, fu finanziatore e protagonista in prima persona dell'Immaginismo. Dopo aver rinunciato ad un pericoloso coinvolgimento con il PCd'I di Antonio Gramsci, egli decise di dedicarsi a tempo pieno all'arte d'avanguardia. Sulla "Ruota Dentata" è presente un suo racconto, firmato con lo pseudonimo di Pietro Barano, nonché un'analisi della sua personalità letteraria (curiosamente accostata all'opera del pittore Rousseau), elaborata da Vinicio Paladini. Per maggiori dettagli su Dino Terra, si veda Paolo Buchignani, Dino Terra scrittore "Immaginista" tra le avanguardie nella Roma del Ventennio, in "Lingua e letteratura", n° 26, primavera 1996, pp. 15-49.
4. Vinicio Paladini, probabilmente la personalità artistica più complessa del gruppo. Di origine russe da parte di madre, si fece conoscere giovanissimo come pittore futurista vicino alle avanguardie sovietiche; dopo l'appiattimento del futurismo sul fascismo, Paladini si avvicinò agli altri esponenti irregolari dell'avanguardia romana, tra cui Barbaro e Terra, il pittore Aldo Ronco e il funzionario sovietico Miklos Sisa (attivo con lo pseudonimo di Kosza). Tra gli anni Venti e Trenta, oltre che all'architettura, sua principale attività, si dedicò alla composizione di fotomontaggi (un bellissimo esempio illustra la prima pagina della "Ruota Dentata"), all'interno dei quali la critica della società contemporanea giunge a toccare la dimensione massificata del divertimento, l'alienazione del lavoro, la violenza del quotidiano, il tutto con palesi allusioni alla teoria psicanalitica.
5. Barbaro, leader intellettuale del gruppo, dopo la seconda guerra mondiale divenne noto come teorico marxista del cinema neorealista, ma negli anni del regime fu costretto a scendere a compromessi inevitabili per sopravvivere come un intellettuale di sinistra in un ambiente completamente ostile. Sua era la definizione di immaginismo come un movimento "sincretico" che avrebbe dovuto legare tutte le altre avanguardie, così come teorizzato nell'articolo Una nuova estetica per un'arte nuova, in cui cercò di tracciare i contorni di una dialettica tra fantasia e immaginazione, rispettivamente progettati come i momenti di disgregazione e ricomposizione espressionista e costruttivista, politicamente orientati verso la liberazione da ogni forma di oppressione. Qui, Barbaro obbietta fortemente all'idealismo di Croce, che contrasta con il ruolo cognitivo e attivista dell'arte. Per maggiori informazioni, si veda Barbaro Umberto, Capisaldi dell'immaginismo, in "Lo spettacolo d'Italia", I, n° 9, 25 dicembre 1927, p. 3 e Barbaro U., Una nuova estetica per un'arte nuova, in "La Ruota Dentata", I, n° 1, febbraio 1928, pp. 2-3.
6. Dello spettacolo Labirinto ci furono due rappresentazioni teatrali del 19 marzo e 21 dicembre (1929), più precisamente al Teatro Sperimentale degli Indipendenti di Roma. Fonte: Giuseppe Lupo, Poesia come pittura: De Libero e la cultura romana, 1930-1940, Vita e pensiero, 2002, p. 55. Si veda anche Alberti Alberto Cesare, Bevere Sandra, Di Giulio Paola, Il Teatro Sperimentale degli Indipendenti (1923-1936), Roma, Bulzoni, 1984.
7. Tra gli anni Venti e Trenta Paladini si dedicò alla composizione di fotomontaggi in cui criticava la società contemporanea con il suo intrattenimento di massa, la sua alienazione dal lavoro, e la violenza della vita quotidiana, il tutto con chiari riferimenti alla teoria psicoanalitica. Suoi sono anche il collage in copertina, intitolato Fotomontage, e il lay-out tipografico che caratterizza l'intera prima pagina del giornale, il logo con il frammento di due ruote dentate intrecciate, e con ogni probabilità, anche l'articolo di apertura Prima Rivelazione dell'immaginismo.