IL MONDO


1945-1946



Scheda a cura di CARLA GUBERT

«Il Mondo» fa parte, assieme a «Solaria», «Letteratura» e l'«Antologia Vieusseux», di quella serie di riviste fiorentine legate al nome di Alessandro Bonsanti, narratore e saggista nonché direttore dal 1941 al 1980 del prestigioso Gabinetto Vieusseux.
Ideata e diretta con la collaborazione di Eugenio Montale e Arturo Loria, la rivista inizia le sue pubblicazioni a Firenze, presso la tipografia Vallecchi, il 7 aprile 1945. La cadenza quindicinale viene rispettata con una certa regolarità fino al numero conclusivo del 5 ottobre 1946, cui fa seguito idealmente un anno dopo il «Mondo Europeo». La composizione dei fascicoli, come ricorda Giovanni Spadolini, rievoca "i tempi eroici" delle avanguardie vociane e lacerbiane di inizio secolo: "Formato appena più grande di un moderno 'tabloid'; sedici pagine a quattro colonne, e solo la prima a tre, quindici lire a copia, periodicità quindicinale, quasi a confermare le prudenze e le timidezze dell'editoria fiorentina" (G. Spadolini, Introduzione a E. Montale, I miei scritti sul «Mondo», Firenze, Le Monnier, 1981).

La scelta del titolo, evidente richiamo a quel «Mondo» voluto da Giovanni Amendola nel 1922 quale "organo di battaglia per la difesa e la diffusione delle idee liberaldemocratiche", racchiude come sempre una genesi complessa fatta di sottrazioni, ripensamenti, forti aspettative che risale all'anno precedente la fondazione: "Il primo titolo del MONDO di Firenze, uscito dal 1945 al 1946 su trentasette numeri, doveva essere Il Globo; gli amici che si preparavano a dar vita al periodico, sullo scorcio del 1944, lo preferivano per due ragioni: innanzitutto, lo ritenevano più astratto, una pura forma, quella appunto del globo che poi apparve come parte integrante della testata interna; in secondo luogo evitava il contenutismo del secondo, che avrebbe potuto comprendere le realtà più diverse. Ma influiva anche, sulla scelta, il desiderio di non apparire sfruttatori a buon mercato di fatiche e pene altrui, quelle degli amendoliani di venti e più anni prima"; la preferenza, a detta dello stesso Bonsanti in queste memorie del 1981 (il testo, inedito, è citato nell'Introduzione di Alba Andreini a Gurrieri E. (a cura di), Il Mondo 1945-1946. Indici, Milano, FrancoAngeli, 2004), va infine a "quello che avevamo scartato" nel "convincimento che [...] convenisse anzi sfruttare editorialmente il prestigio d'una testata carica di un passato così onorevole".

Carichi di significato sono i due anni coinvolti nella redazione del periodico: «Letteratura» - nata dalla scissione di «Solaria» nelle due falangi letteraria e politica -, è ancora in vita, fatto che costituisce già di per sé una rarità nella sovrapposizione sincronica di due riviste diverse ma complementari sotto l'egida di una stesso direttore e che si può spiegare attraverso l'eccezionalità del momento storico che imponeva alla coscienza degli intellettuali uno sguardo più ampio gettato oltre i confini ristretti e rassicuranti della letteratura. Nel clima di generale entusiasmo degli anni della Liberazione, questo quindicinale di "Lettere, scienze, arti, musica" è uno dei primi periodici - accanto a «Mercurio» di Alba de Céspedes, al «Politecnico» di Vittorini, a «La Cittadella» di Bergamo, al «Ponte» di Calmandrei, alla marxista «Società», e a livello nazionale a «La Nuova Europa», per citarne alcuni - a rispondere all'esigenza nei lettori di un nuovo profilo politico-culturale in letteratura, con un "foglio dove i principi repubblicani" sono "applicati, quasi senza proporselo, con equilibrio e senza acrimonia neppure per gli avversari" (Alessandro Bonsanti, citato da Alba Andreini): le due rubriche Corriere d'Europa, specchio della politica estera curata da Carlo Morandi, e In Italia a firma di Francesco Calasso (per i primi quattro numeri la rubrica è invece Guerra), entrambe poste in apertura di fascicolo, pongono l'attenzione su problemi e spunti di immediata attualità, legati alla ricostruzione, al rapporto tra cittadino e Stato, tra libertà e sovranità, in chiave non esclusivamente nazionale.

Oltre all'apertura alla contemporaneità storica e politica italiana, la rivista si rivela uno spazio ampio ed accogliente per una serie di argomenti forse apparentemente disomogenei, ma in ogni caso affidati alle numerose sottorubriche e racchiusi all'interno di quattro grandi sezioni-contenitori che si alternano senza una precisa periodicità: "una buona parte del periodico", ricorda Bonsanti nel memoriale del 1981, "venne dedicata alle discipline che ci eravamo proposti di trattare in quattro sezioni: giurisprudenza-medicina-Scienze-economia, affidate rispettivamente ad insigni collaboratori, quali Carlo Giannattasio [...]; Giovanni Favilli, biologo docente all'università bolognese [...]; Sebastiano Timpanaro sr., direttore della Domus Galileana di Pisa, infine Alberto Bertolino [...]. Ma la collaborazione degli universitari era presente anche sotto pseudonimo; Gropius fu Giacomo Devoto; in Toma si celava Giuseppe De Robertis. E così via".

La parte dedicata alla letteratura viene affidata in genere alla sesta e settima pagina per quanto riguarda la critica letteraria, le recensioni, i dibattiti tra cui va segnalato almeno l'articolo di Eugenio Montale, Fascismo e letteratura, apparso sul primo numero; mentre la narrativa, spesso a puntate, e i testi poetici seguono nei due fogli successivi con un nutritissimo gruppo di collaboratori più o meno stabili - tra i nomi incontriamo Gadda, Cassola, Bassani, Pasolini, Banti, Fortini, Piovene, Manzini, Landolfi, Luzi, Brancati - che si riuniscono intorno ai tre direttori della rivista, Bonsanti, Montale e Loria. Tra le opere pubblicate si trovano delle vere primizie come l'inedito Corto viaggio sentimentale di Svevo, la prima versione a puntate del romanzo della Resistenza di Cassola, Baba, Le due zitelle di Tommaso Landolfi, o ancora racconti e liriche di Giorgio Bassani, le Due scene teatrali di Elio Vittorini. Per quanto riguarda la presenza di autori stranieri, in quello spirito cosmopolita che caratterizza anche le altre pagine, traspare chiaramente l'impronta montaliana nelle scelte operate, come nella traduzione della Tempesta di Emily Dickinson o di alcune poesie triestine di James Joyce, del resto nelle versioni dello stesso poeta genovese, o ancora di due racconti di Virginia Woolf.

Una delle sezioni più ricche e interessanti nasce infine dall'idea di delegare le varie rubriche di arte, spettacolo e costume alla penna degli amici scrittori: se Bonsanti si ritaglia su misura la veste di critico cinematografico, a Carlo Emilio Gadda vengono assegnati gli eventi teatrali e talvolta musicali; Anna Banti si occupa di moda con gli elzeviri della Torre del pipistrello, Lalla Romano e Leonardo Sinisgalli si destreggiano tra esposizioni di pittori impressionisti e mostre di ceramiche.

Scheda catalografica in ACNP