1931
Scheda, indici e immagini a cura di FRANCESCA ROCCHETTI
"Fronte" esce a Roma in soli due numeri, nel giugno e nell'ottobre
del 1931. E' promossa e diretta dallo scultore Marino Mazzacurati, affiancato
dal pittore e poeta Scipione (Gino Bonichi).
La nascita di questo periodico è annunciata da Enrico Falqui sulle
pagine dell'"Italia Letteraria" del 28 giugno 1931 ed è
testimoniata da una lettera del 2 febbraio con cui Scipione e Mazzacurati
invitano Carlo Carrà, in qualità di critico e pittore, a
collaborare con la neonata rivista bimestrale "che si propone di
riunire quanto c'è di meglio in Italia nel campo delle arti figurative
e della letteratura".
"Fronte" dimostra subito un suo taglio internazionale, ispirandosi
all'esempio della francese "Commerce", la rivista promossa da
Margherite Caetani, modello di gusto per tutta Europa. Sul versante italiano
registra la presenza di intellettuali di estrazione rondista come Giuseppe
Raimondi e Giovan Battista Angioletti, ma molti sono i punti di contatto
anche con "Solaria", con cui condivide i collaboratori: Ferrata,
De Benedetti, Loria, Solmi, Raimondi, Ungaretti, Piovene.
La rivista affronta una serie di problematiche che riguardano sia il campo
letterario che quello pittorico, senza mai inoltrarsi tuttavia nell'impegno
militante e restando legata principalmente ad interessi formali e di stile.
Molto significativo è l'intervento La prosa italiana d'oggi
(n.1, giugno 1931) in cui Angioletti afferma che la prosa italiana è
divisa in due grandi correnti, quella della prosa evocativa ("evocare
vuol dire creare un'immagine, un moto, un affetto, e non descrivere l'immagine,
seguire il moto") e quella della prosa "contenutistica".
Secondo l'autore il realismo non solo ha eliminato il problema dello stile,
"ma non ha neppure affrontato in modo originale il problema del contenuto".
Questo realismo, che si ferma all'apparenze delle cose ed impedisce agli
scrittori di giungere all'origine dei sentimenti, potrà essere
accettato solo quando si porrà in termini di stile, cioè
come "deformazione o trasfigurazione dell'oggetto".
Non meno interessanti sono le affermazioni di Sergio Solmi all'indirizzo
del testo poetico e del poeta: il problema della poesia è un problema
interno al suo creatore e l'elemento vitale della poesia non sta tanto
nell'idea e nella parola quanto nel canto, costruito "sull'individualità
più accidentale".
Alberto Moravia interviene invece nel primo numero con uno scritto sul
romanzo inglese, che riguarda il problema generale della narrativa: dopo
aver definito classico l'atteggiamento disinteressato dello scrittore
inglese davanti al reale, e dopo aver qualificato la concezione del personaggio
come umana ed antieroica, Moravia indica in queste due strade la possibile
soluzione della crisi del romanzo moderno.
Per quanto riguarda la pubblicazione di testi creativi nel primo numero
troviamo Cinque canti di Giuseppe Ungaretti, il quale, nel fascicolo
successivo, presenta la traduzione italiana dal francese di "uno
dei rari esempi di poesia epica recente", l'Anabasi di Saint-John
Perse. Vincenzo Cardarelli inaugura invece il numero di ottobre con cinque
poesie: Liguria, Autunno, Attesa, Abbandono, Homo sum.
Tra gli scritti in prosa vale la pena ricordare La voce del drago
di Alberto Savinio.
Sul piano delle arti figurative prevale il tono arcaico di Arturo Martini,
Quirino Ruggeri, Marino Marini, Ernesto De Fiori.
"Fronte", nonostante la sua durata estremamente limitata e pur
non schierandosi mai apertamente nelle questioni politiche e sociali del
tempo, con i suoi toni culturalmente impeccabili testimonia come, in pieno
fascismo, l'arte e la letteratura possano conservare un loro specifico
campo d'azione.
Scheda
catalografica in ACNP
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