1946-1948
Scheda a cura di CARLA GUBERT
Il 20 febbraio 1946 esce dalla Scuola Tipografica Patronato il primo numero
de «La Cittadella», quindicinale fondato a Bergamo da un gruppo
di giovani antifascisti attivi nella lotta partigiana e animati da un
forte desiderio di rinnovamento politico e morale del Paese. Responsabile
unico risulta fin dal principio Salvo Parigi che assumerà la piena
direzione col numero 18 del 5 novembre 1946, affiancato dal redattore
capo Corrado Terzi. Inizialmente il sottotitolo era "Politica e letteratura",
cambiato poi in "Politica e cultura" a partire dal numero 13-14
del 5 settembre 1946. Il formato, di cm. 29 x 40,5, rimane invariato,
mentre la vicenda editoriale si presenta decisamente travagliata per l'ostilità
generale verso questi fogli dimessi, senza alcuna risorsa economica, che
costringe nel tempo a cinque cambiamenti di tipografia e a numerosi accorpamenti
di fascicoli in numeri doppi e tripli, con 53 numeri per un totale di
35 uscite. La sede principale del gruppo, ospite del Partito d'azione,
rimane Bergamo ma si contano ben nove recapiti redazionali esterni: Roma
(Claudio Pavone), Firenze (Enzo Santarelli), Milano (Corrado Vanni, poi
Emanuele Tortoreto); Trieste (Tullio Kezich), Torino (Paolo Faraggiani),
Genova (Emilio Agazzi), Reggio Emilia (Romolo Valli), Palermo (Giuseppe
Cammuca) e Salerno (Edoardo Guglielmi).
Il messaggio dei giovani intellettuali riuniti all'interno delle mura
de «La Cittadella» - titolo la cui scelta vuole "rappresentare
con immediatezza il carattere di [...] centro: che vuol essere deciso
e costante impegno in difesa dei valori ideali", proprio "il
contrario della torre d'avorio" (dall'editoriale del primo numero)
- non si discosta dalle intenzioni di altri periodici sorti sulla spinta
dei cambiamenti politici e culturali all'indomani della Liberazione, ma
si connota sicuramente per un'intransigenza di fondo ben più marcata,
tesa a "rompere la struttura dello Stato, Stato che è borbonico,
sabaudo, clericale, fascista e oggi ridicolmente 'democratico'".
Il messaggio che i collaboratori della rivista cercano di far pervenire
è quello di una sinistra laica assolutamente non conformista, che
contesta la società con una "protesta illimitata e assoluta",
perpetrata attraverso le diverse rubriche che compongono il giornale e
che si possono inserire in sei linee di azione: politica, curata
dal direttore Salvo Parigi e da Dino Moretti; economica, con Valerio
Barnaba; scientifica, affidata a Gianni Parigi e Vico Rossi; filosofica,
redatta da Mario Tassoni e Giacomo Zanga; infine l'area letteraria
di Giulio Questi e Gian Carlo Pozzi e artistica nonché cinematografica
con a capo Corrado Terzi e Carlo Felice Venegoni. Tra i numerosi collaboratori,
possiamo annoverare, almeno per quanto riguarda il versante critico-letterario,
Acrocca, Anceschi, Banfi, Cecchi, Contini, Debenedetti, Flora, Pagliarani,
Piovene, Solmi.
Il reclutamento di intellettuali militanti, che nello spirito del giornale
avviene in modo inusuale, ovvero con una spoglia locandina affissa nelle
edicole e nelle librerie, ottiene un effetto insperato a giudicare dall'entusiasmo
e l'adesione di un Pasolini poco più che ventenne che così
scrive a Gian Carlo Pozzi, responsabile della sezione letterarie, nell'offrire
la propria collaborazione: "La Cittadella mi piace moltissimo perché
ha una fisionomia particolare, così disadorna, quasi giovanilmente
tetra. Inoltre (e questo sembra ormai essere un punto essenziale) ne condivido
la posizione politica" (lettera citata da Salvo Parigi in "La
Cittadella" cinquant'anni dopo, in La Cittadella. Politica
e Cultura, ristampa anastatica, Bergamo, 2000). L'anno seguente, il
1947, sarà invece Franco Fortini a recensire favorevolmente la
rivista sulle pagine del «Politecnico», individuando nei redattori
dei "compagni nella lotta per una nuova cultura" (n.35, gennaio-marzo,
p. 93).
«La Cittadella» conclude la sua vicenda, con il doppio fascicolo
(n.7-8) del 15-30 aprile 1948, a causa del venir meno delle motivazioni
di fondo che avevano unito idealmente i suoi componenti, quando alle prime
elezioni dellItalia repubblicana la Democrazia Cristiana batte di
oltre diciassette punti la lista di Unità Popolare formata da PCI
e PSI.
Scheda
catalografica in ACNP
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