CARTOLARIA


1988-1998



Scheda a cura di FRANCESCA ROCCHETTI

Indici e immagini a cura di ELEONORA ZOPPI

Durante gli anni Ottanta e Novanta del Novecento le Marche sono state testimoni della nascita di svariate riviste culturali e letterarie di qualità; si pensi ad esempio a «Marka» di Ascoli Piceno, a «Verso» di Macerata, a «Hortus» di Grottamare o alla pesarese «Lengua».
La zona di tra Fano e Urbino è stata la culla dell'almanacco di letteratura «Cartolaria», fondato e diretto dai tre amici e poeti Ercole Bellucci, Marco Ferri e Gabriele Ghiandoni.
«Cartolaria» uscì per la prima volta nel 1988 per i tipi della casa editrice Flaminia di Pesaro, fu stampata presso lo stabilimento Tipolito La Pieve di Villa Verucchio (RN) e proseguì, con cadenza annuale fino al 1998; complessivamente furono pubblicati nove fascicoli di circa 150 pagine ciascuno, due dei quali doppi.
Il costo del primo numero ammontava a £ 18.000, cresciuto di anno in anno fino a raggiungere £ 30.000 con l'ultima uscita nel 1998.
La veste grafica della copertina - curata dal primo all'ultimo fascicolo da Valter Gambelli, uno dei maggiori artisti contemporanei di Fano - è semplice e priva di immagini: la testata blu e rossa, su sfondo bianco, incorpora l'anno; sotto, in grigio, sono elencati i nomi degli autori che compaiono nel numero.
Fanno eccezione a questo modello le copertine del primo anno, interamente verde scuro e bordata di rosso, nonché quella dell'ultimo volume, al cui centro campeggiano il sottotitolo "Fuori del verso" e il simbolo della casa editrice. Non è un caso che questo numero si distingua: è infatti un fascicolo monografico che raccoglie saggi e testimonianze sulla vita e sull'opera del direttore Ercole Bellucci, poeta colto e pieno di ironia, bibliotecario della Facoltà di Magistero a Urbino, città dove è sempre vissuto un po' in disparte, e dove è mancato nell'ottobre del 1997.

Le linee generali della rivista sono fornite da una breve introduzione nel fascicolo di apertura: «L' Almanacco è antologia; non ha altre pretese se non documentare - di un anno - alcune avventure letterarie, con la complicità di amici che talora dalla provincia sembrano irraggiungibili.
Il titolo dell'Almanacco è inventato: nasce da "cartolare"- due cartoni senza costole - e diventa Cartolaria.
Cartolaria: una custodia per schizzi e frammenti, diari e schegge di opere in corso; un container leggero, trasparente, venato di tessere che "disegnano" una ipotetica identità».

Assieme ai tre direttori, numerosi sono i collaboratori del periodico. Ampio spazio viene lasciato agli autori marchigiani: ad esempio Luciano Anselmi scrittore e giornalista fanese, collaboratore di periodici importanti come «Il Mondo» di Pannunzio, «La Fiera Letteraria», «L'Osservatore Politico letterario», Silvano Ceccarini poeta e saggista di Urbino, Eugenio De Signoribus, poeta di Cupra Marittima. Ma le pagine della rivista ospitano anche contributi di altri importanti intellettuali sia italiani che stranieri, quasi tutti in qualche modo legati alle Marche e in particolare ad Urbino: Carlo Bo (lo "storico" rettore dell'Università), che interviene su «Cartolaria» con i ritratti di Camillo Sbarbaro, Umberto Saba, Mario Luzi e Cesare Pavese, Nicola Crocetti grecista e traduttore di poesia greca moderna, fondatore dell'omonima casa editrice, Franco Loi, poeta dialettale, importante critico letterario per il «Sole 24 ore», l'inglese William Rivière che, dopo aver lasciato Cambridge trascorse molti anni a Venezia e poi a Urbino, dove tuttora vive e insegna all'università. Non mancano le donne: Anna Bujatti, studiosa di lingua e letteratura cinese, Tiziana Alberti, Graziella Galvani e Marina Pizzi. Un posto di rilievo è occupato dagli autori greci: Ghiannis Ritsos, una delle voci poetiche più forti della grecità contemporanea, Vrettakos Nikiforos, Titos Patrikios, il poeta ateniese che nelle sue poesie dà voce alla traumatica esperienza della persecuzione e dell'esilio da lui vissuta durante la dittatura dei colonnelli, Ghiorgos Seferis, premio Nobel per la letteratura nel 1963, la cui poesia rivela una costante centrale: il mito del viaggio.

Le sezioni in cui è diviso l'almanacco danno un ordine programmatico ai "frammenti" di cui è composto: Novecento è dedicata a una figura emblematica della letteratura novecentesca, Diario raccoglie pensieri e riflessioni di varia natura, Luoghi contiene la descrizione in prosa di un luogo particolarmente significativo, quasi sempre situato nelle Marche, Invenzione e pratica letteraria e Versi e prose comprendono saggi di critica letteraria e, per l'appunto, poesie e brani inediti, Biblioteca, infine, raccoglie principalmente recensioni di volumi recenti, ma anche articoli più discorsivi come il bel Ricordo di Luigi Bartolini firmato da Paolo Volponi nel fascicolo del 1992.
Soltanto sul numero del 1994 appare la sezione Il lavoro delle riviste che recensisce alcuni interessanti periodici culturali e letterari usciti tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Novanta: "Il Belli", "Testuale", "Verso", "Tratti", "Kamen", "Il Rosso e il nero".
Rubrica molto interessante è indubbiamente quella dedicata alle Interviste. Giorgio Tabanelli, sul fascicolo del 1991 intervista Edoardo Sanguineti il quale, a distanza di venticinque anni traccia le istanze originarie della Neoavanguardia e i motivi portanti dell'ideologia letteraria del Gruppo '63. Claudio Altarocca ripropone invece un'intervista a Carlo Bo - apparsa su «Tuttolibri» del maggio 1991 - sul diario, genere letterario molto amato da Bo perché permette di «entrare meglio nella psicologia degli scrittori».
Il numero uscito nel 1993 ospita un'intervista di Peter Kammer al grafico teatrale del Berliner Ensemble, (il teatro fondato nel 1949 da Bertolt Brecht e Melene Weigel) Karl-Heinz Drescher, il quale ripercorre le vicende estetiche e politiche del famoso teatro attraverso la raccolta dei suoi manifesti. E' sempre Kammer, sul fascicolo doppio del 1995-1996, a riproporre il dialogo con Alberto Moravia, rilasciato nel 1977 alla radio tedesca, sulla crisi politica, economica e sociale dell'Italia e sull'originalità di Pier Paolo Pasolini.

Penso si possa affermare che uno dei meriti principali di questa raffinata pubblicazione sia quello di aver dimostrato un'ottica di scambio e confronto continuo con le diverse istanze culturali e letterarie (si vedano ad esempio le numerose traduzioni dalle letterature straniere presenti sulla rivista), pur partendo da una realtà regionale, quella delle Marche, piccola e fortemente caratterizzata. A tal proposito, uno degli interventi più interessanti è quello apparso sul numero del 1990, a cura di Sanzio Balducci, Tre poesie di un poeta dialettale non dimenticato: Pasqualon.
Odoardo Giansanti detto Pasqualon, nato a Pesaro nel 1852 e morto nella sua città a ottant'anni nel 1932, è stato un fortunato poeta dialettale pur vivendo un'esistenza sfortunatissima.
La sua città natale lo ha spesso ricordato con mostre, convegni, con la fondazione di un centro culturale che porta il suo nome e valorizza i poeti dialettali pesaresi; l'iniziativa di «Cartolaria» di pubblicare alcune sue poesie - splendidi bozzetti di vita d'altri tempi - rientra appunto nella volontà di valorizzare realtà e personaggi marchigiani che offrono un magnifico ritratto non solo di una determinata regione ma dell'Italia intera, dal periodo postunitario alla fine della prima guerra mondiale.