1916-1918
Scheda e indici a cura di MARIA CLOTILDE ANGELINI
Immagini a cura di FRANCESCA ROCCHETTI
"La brigata" - sottotitolo "Rivista mensile" - esce
a Bologna nel giugno 1916, fondata e diretta dal giovanissimo Francesco
Meriano (1896-1943) insieme a Bino Binazzi (1878-1930).
Sotto alla testata - affiancata a sinistra dall'indicazione del prezzo
("Cinque soldi / Abbonamento lire 2, 50") e a destra da versi
di Clemente Rebora ("Noi siam dell'inquieta brigata / e scontentezza
ci guida") - l'indirizzo: "Bologna - Via Emilia, Num. 643",
cioè il domicilio di Meriano. Segue il Sommario e quindi il primo
articolo del fascicolo. Dal n. 3 i versi, sempre di Rebora, "Poca
brigata, / Vita beata" sostituiscono i precedenti; non compaiono
più nei numeri 13 e 14. Al termine di ogni fascicolo: "Angelo
Mingozzi - gerente responsabile - Bologna - Tipografia di Paolo Neri".
Non esiste alcuna redazione.
In totale escono 14 numeri: 5 nel 1916 (i numeri 1, 2, 5 con regolare
cadenza mensile, bimestrali i numeri 3, 4); 7 l'anno successivo (mensili
i numeri 6, 8, 9, bimestrali gli altri); 2 nel 1918: bimestrale il n.
13 (marzo-aprile), mensile l'ultimo (n. 14, giugno). Negli anni 1916-17
ogni fascicolo risulta di 26 pagine (ad eccezione dei numeri 9 e 10 che
ne hanno 16); nel 1918 il n. 13 è di 16 pagine, il n. 14 di 8;
al termine della prima annata è l'Indice degli autori, seguìto
dalla scritta: "Fine del primo volume", ma la numerazione delle
pagine è progressiva sino all'ultimo numero del 1918.
"La brigata" è condotta in gran parte da Meriano, che
- oltre ad averla ideata - ne è il finanziatore e il curatore dei
rapporti esterni, ma incisiva e determinante è la presenza di Binazzi
(suoi alcuni degli interventi programmatici). La loro collaborazione è
così stretta da rendere impossibile individuare, in qualche caso,
l'identità dell'autore di articoli firmati con pseudonimo. Caratteristica
della rivista, che si proponeva come "militante strumento di fronda",
sono le numerose rubriche in cui - dietro ai più svariati pseudonimi
(non tutti risolvibili) - c'è quasi sempre Meriano, e forse anche
Binazzi; quella più significativa ("Sagrestia") pungente
e "aristarchesca" porta molto spesso la firma di Casimiro Posapiano
alias Francesco Meriano; ma, come è stato rilevato da Gino
Tellini (curatore di una riproduzione anastatica della rivista) non è
però da escludere che talvolta Posapiano possa essere Binazzi.
Nell'editoriale del primo numero proprio Binazzi scrive:"Proclamiamo
la piena esaltazione lirica in senso orfico [
]. Qui non avranno
luogo né apologie né stroncature, due forme di mala fede
e, come opere d'arte, troppo facili e troppo abusate. Saremo rigidi e
probi, non mortificheremo né irriteremo con male parole; al più
scherzeremo con dignità di gentiluomini"; e infatti l'ironia,
lo scherzo, "l'allegra disinvoltura" si manifestano spesso con
la pubblicazione di testi apparentemente autentici: valgano per tutti
la 27.a Poesia di Giovanni Papini nel n. 8, che è invece
parodia fatta da Meriano, oppure la prima quartina di A Mario Novaro
di Dino Campana, in cui al verso 3 è inserita una scherzosa variatio.
Nel n. 5 (dicembre 1916) si avvisa che nell'anno successivo "La Brigata
sarà resa anche più viva e interessante. Stabilita ormai
su basi finanziarie sicurissime può promettere assoluta regolarità
di pubblicazione": è nel n. 6 l'annuncio di un "numero
russo" ed uno "franco-belga", mai realizzati a causa delle
"grandiose vicende della rivoluzione" che avevano "allontanato
[
] alcuni preziosi amici russi", mentre la promessa "regolarità
di pubblicazione" fu possibile solo mediante i quattro numeri doppi.
Se già alla fine del 1917 la vita della rivista si era fatta precaria
soprattutto per la situazione bellica, nel n. 13 (marzo-aprile 1918) una
nota - nell'avvertire che "d'ora innanzi usciremo quando vorremo
e potremo" - annuncia l'aumento di ogni fascicolo a "centesimi
cinquanta" e dell'abbonamento a "lire cinque" per "l'enorme
prezzo" raggiunto dalla carta e "delle altre ragioni che impongono
questo provvedimento". Nello stesso intervento si sostiene che "La
brigata è l'unica rassegna di poesia rimasta viva e vitale",
ma il successivo fascicolo uscirà soltanto tre mesi dopo e sarà
l'ultimo, con un editoriale di Meriano dal significativo titolo Arrivederci
e grazie, che segna la fine del periodico bolognese, nato "come
un organismo attivo risultante spontaneamente dall'amicizia e dalla vicinanza
di alcuni uomini".
Al termine del suo intervento Meriano vuole "ringraziare personalmente
i buoni amici" che lo hanno aiutato "nella redazione":
in primo luogo Binazzi "tempra impareggiabile di artista" e
Giovanni Nascimbeni; quindi Clemente Rebora, Fernando Agnoletti, Umberto
Saba, Corrado Alvaro, Giuseppe Lipparini, Massimo Bontempelli, Alberto
Savinio, Carlo Carrà, Sibilla Aleramo. Assidui collaboratori della
rivista erano stati - tra gli altri - Camillo Antona-Traversi, Alberto
Spaini,, Camillo Sbarbaro, Giuseppe Lipparini.
Da segnalare l'assidua frequenza di Carlo Carrà allora ai suoi
esordi metafisici, la presenza di De Chirico, una lettera di Dino Campana
a Bino Binazzi.
Scheda
catalografica in ACNP
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