La storia


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(di Corrado Donati)
Nel maggio del 1996 il convegno su "Umanesimo & Informatica. Le nuove frontiere della ricerca e della didattica nel campo degli studi umanistici", radunò a Trento alcuni tra i maggiori esperti italiani e stranieri di studi informatici applicati alla ricerca letteraria. Si era, per così dire, in una fase ancora pionieristica, tanto è vero che la riuscita del convegno dipese soprattutto dall'ampio e acceso dibattito intorno alle procedure da seguire, agli interrogativi posti dall'uso di certo software e, ancor più, a quelli suscitati dai supporti di memorizzazione, dalla loro durata e compatibilità, nonché dal destino ancora incerto dell'editoria elettronica.

In quella sede fu proprio Roberto Busa, che tutti riconoscono come l'iniziatore di questo genere di ricerche (col suo Index Thomisticus avviato quando ancora i computer avevano la memoria a nastro), a richiamarci al valore della pratica quale miglior strumento di sperimentazione e soluzione dei problemi, ma anche al coraggio di mettere in campo progetti ambiziosi senza arenarsi di fronte alla difficoltà che possono presentare.

Fu ben per questo che ci azzardammo a presentare, come semplice ipotesi di lavoro, un progetto di ricerca rivolto alle riviste, in particolare a quelle che hanno avuto storicamente una grande importanza culturale e letteraria e che ora giacciono nei fondi delle biblioteche, ormai rare e in precario stato di conservazione, spesso incomplete nelle loro raccolte, le quali rappresentano un patrimonio che rischiamo di dimenticare o, peggio ancora, di perdere.

Chi scrive è stato ed è, da molti anni, redattore di una prestigiosa collana fondata da Mario Petrucciani ed ora diretta da Antonio Barbuto, gli "Indici ragionati dei periodici letterari europei". L'esperienza maturata in questo campo, fin da quando le schede per gli indici si facevano con l'uso della macchina dattilografica, suggeriva sempre più il ricorso alle nuove tecnologie, con la prospettiva di creare degli strumenti completi, che oltre agli indici contenessero anche la riproduzione digitale della rivista schedata. Si poteva così eliminare, o quasi, la necessità di ricorrere sempre alla fonte prima, nella sua veste cartacea, per avere sottomano i documenti da analizzare. Questa, in parole povere, l'idea che fu esposta ai partecipanti al convegno.

Tra tanti che avevano già avviato i loro progetti, con ben maggiore competenza che la nostra, quest'idea un po' folle per la vastità dell'impresa che comportava ebbe un'accoglienza incoraggiante, e ricordo ancora con grande soddisfazione che, al termine dei lavori, lo stesso padre Busa si fece promotore di un documento di tutta l'assemblea in cui si auspicava che il nostro progetto trovasse i finanziamenti necessari per essere realizzato.

Ma tutto questo, comprese le buone intenzioni di allora, è ormai affidato alla memoria con il volume degli Atti (Metauro Edizioni, Fossombrone, 1997) curato da Daniela Gruber e Patrick Pauletto che sono stati tra i primi promotori dell'iniziativa.

Solo nel 1998, grazie ad un contributo della Provincia Autonoma di Trento, il progetto, approvato dal Dipartimento di Scienze filologiche e storiche dell'Ateneo trentino, ha preso concretamente avvio. Ma si trattava di costruire un'esperienza che ci mancava e per questo si è pensato di iniziare da un seminario sulle riviste, che si teneva ogni mercoledì, con l'assegnazione di varie tesi di laurea sull'argomento e la partecipazione di un gruppetto di studenti "reclutati" al corso di Letteratura italiana moderna e contemporanea. Ai seminari interveniva spesso anche Vittorio Carrara, responsabile della Biblioteca di Facoltà, che ci aiutava a definire i criteri di catalogazione e di schedatura delle riviste, contribuendo a risolvere, di volta in volta, dubbi e problemi che si affacciavano mentre i ragazzi si esercitavano sui fascicoli della "Fiera letteraria".

Poi, grazie ad un contratto integrativo, Gian Paolo Renello (che già era stato tra i partecipanti al convegno del '96) ha iniziato un corso di informatica umanistica tagliato apposta per le esigenze della nostra ricerca. La sua formazione di studioso di letteratura italiana, di poeta e di informatico al tempo stesso è stata di grande aiuto.

Contemporaneamente, col finanziamento di cui s'è detto, è iniziato l'allestimento di un piccolo laboratorio dotato di tre postazioni di lavoro e di alcuni scanner; ma soprattutto queste attrezzature ci hanno permesso di integrare il nostro laboratorio con quello di microfilmatura digitale già esistente nel Dipartimento e di avviare, con l'aiuto prezioso di Paolo Chisté che ne è il responsabile tecnico, le prove di archiviazione di immagini tratte dalle riviste.

Quanto si è detto finora non è solo la cronistoria un po' oziosa di un'esperienza come tante. Quel che voglio significare, ripercorrendo le tappe di un cammino nato da un'idea semplice, in fondo, e a cui forse altri hanno già pensato senza realizzarla, è che anche in una Facoltà di Lettere si possono creare laboratori che uniscano la didattica, la ricerca e la sperimentazione pratica, lo studio condotto in veste seminariale sui testi tradizionali ed il fare pratico che crea strumenti avanzati e li perfeziona nel tempo.

Ciò che mi ha colpito, in tutta questa storia, è che quei pochi studenti incuriositi ed esitanti di fronte alla novità che veniva loro proposta sono diventati un gruppo ormai stabile e nello stesso tempo aperto a nuovi ingressi. Una quindicina di persone che lavorano senz'altro compenso che quello di arricchire la propria esperienza, unite dall'orgoglio e dalla determinazione di portare a termine, come una sfida, quello che è diventato il "loro" progetto che hanno battezzato CIRCE. Se e quando trarremo un bilancio di questo periodo penso si potrà dire che la chiave di volta è stata la consapevolezza di essere protagonisti, più che soggetti passivi o semplici utenti di un servizio, di un percorso di apprendimento svoltosi dentro l'Università, creato a loro misura da studenti per la loro formazione ma capace al tempo stesso di aprirsi al mondo esterno e al mercato attraverso il prodotto finale della ricerca.


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